Dall’angolo dentro la chiesa
alla piazza del sagrato
alla piazza del sagrato
C’è un angolo nella nostra chiesa che ci parla di tenerezza e di misericordia, ci si sta bene, è riposante, basta sedersi o inginocchiarsi e guardare e ascoltare, sperimentare in umiltà e semplicità quella Presenza che ci disarma, ci toglie dentro ogni imbarazzo ogni inquietudine e paura, ci sveglia dal torpore di una quotidianità a volte senza calore priva di passione per camminare in novità di vita perché resi liberi e leggeri dal perdono che ci da gioia.
Quando entri dal portale verde della chiesa e tiri dritto, entri in quest’oasi; un blocco di travertino monolitico con in cima custodito il tabernacolo e accanto la lampada accesa dice di prostrarti;
e poi qualche incertezza... ma a sinistra ci sono i banchi e puoi accomodarti: prima avverti e vedi, subito guardi e ascolti, qualcosa sembra che ti attiri e qualcuno che ti voglia parlare, e tu senti, ma non con le orecchie attraverso l’udito.
Lo sguardo spazia:
c’è il tabernacolo che ti ha accolto, l’altare, la sede e l’ambone e poco più su, centrale, il Crocifisso di San Damiano, grande e così colorato: il Crocifisso Risorto, le sue piaghe gloriose e il suo corpo non più martoriato dissipano il nero delle tenebre, e vincono la morte col rosso del sangue e dell’amore.
Poco più là, a sinistra, ai piedi del Crocifisso Risorto che parlò a San Francesco, c’è l’icona della Madonna della Passione col bambino che guarda alla ‘sua ora’ per la quale dal Padre è stato mandato.
E quando il sole sorge da oriente e si protende in alto, un profluvio di luce penetra la grande vetrata del Buon Pastore e tutto illumina, proiettando raggi che ricompongono l’immagine laddove si può specchiare: è un tripudio cromatico tenue e bello.
E poi la statua lignea del Sacro Cuore su piedistallo sempre di travertino, dipinto a colori pastello: bianco avorio e rosso ocra, con le mani stese a benedire, proteggere e sostenere chi entra e esce dai confessionali, i luoghi della riconciliazione.
E la vetrata alta e vasta che racconta la parabola del “Figliol prodigo”, e smorza i raggi del sole che tramonta, acquieta l’animo e sveglia lo spirito, ormai libero e luminoso.
Sia che entri sia che esci il Signore sta con te: ti spinge, sosta con te, e poi ti accompagna, varcata la soglia del sacro, a dissipare le tenebre e a ridare la vita.




