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- Anno liturgico
- Preghiamo con la Liturgia delle Ore
- Commento dei Padri, I Padri dellsa Chiesa
- Santi e Beati, calendario
liturgia

L'anno liturgico è la celebrazione della vita di Gesù distribuita nell'arco di un intero anno.
"l'anno liturgico è composto dal ciclo delle stagioni liturgiche, le quali determinano le feste da osservare, le celebrazioni dei Santi, e i passi delle Sacre scritture da leggersi nelle celebrazioni."
tempo ordinario
che inizia il lunedì dopo la domenica di Pentecoste e termina il sabato che precede la prima domenica di Avvento.
Il “tempo ordinario” è un periodo liturgico un pò particolare: quasi“noioso”, ordinario appunto, molto lungo, quasi un riempitivo tra i periodi più forti dell’anno, come Avvento-Natale o Quaresima-Pasqua.
Il tempo ordinario comunque non è un tempo “di riempimento”. E infatti non lo è. Le trentatrè o trentaquattro settimane del tempo ordinario, divise tra i due tempi forti, “post epifania” e “post pentecoste”, non celebrano nulla di particolare, se non la Pasqua di Cristo nella normalità.
Questo tempo spezza l’idea che l’Anno Liturgico sia un semplice itinerario catechistico, ma rende la celebrazione della Pasqua ogni domenica il centro e il fulcro dell’esperienza cristiana, nell’accogliere l’amore di Cristo che si esprime nella comunità cristiana, dalla creazione fino alla fine dei tempi. Il centro, quindi, rimane il mistero pasquale, che si può evincere chiaramente dai prefazi domenicali.
LITURGIA delle "ORE"
prega con la liturgia

La Liturgia delle Ore nasce dall’esortazione di Gesù a pregare sempre,
La Liturgia delle Ore sancisce un momento di dialogo fra Dio e gli uomini.
La Liturgia delle Ore si compone fondamentalmente della lettura della Parola di Dio e di Salmi diversi a seconda dei giorni e dell’orario.

Tutte queste preghiere comuni, suddivise nell’arco della stessa giornata, furono ordinate e andarono a formare la Liturgia delle Ore o Ufficio divino, una preghiera di lode e supplica della Chiesa con Cristo e a Cristo, arricchita di letture bibliche, cantici e inni.
La riforma di San Benedetto decretò la regola da applicare a questa consuetudine, stabilendo le diverse ore della giornata in cui i monaci dovevano ritrovarsi a pregare insieme, e le modalità.
L’usanza della Liturgia delle Ore si diffuse rapidamente anche al di fuori dei monasteri.
il Concilio Vaticano II ha decretato che, mentre i presbiteri e i vescovi devono praticare la celebrazione della Liturgia delle Ore nella sua forma integrale e i vescovi e i diaconi devono recitare le tre Ore maggiori, anche i fedeli sono tenuti a celebrare ogni giorno almeno le Ore canoniche.

Le preghiere sono previste in diverse ore della giornata, articolata nelle ore canoniche.
Le due ore principali sono:
- le Lodi Mattutine, che si celebrano all’inizio della giornata;
- i Vespri, che si celebrano alla sera, solitamente all’imbrunire o prima di cena.

La prima ora che si recita nella giornata (sia essa l’Ufficio delle Letture o le Lodi Mattutine) è preceduta dalla recita del salmo invitatorio con la sua antifona, che si ripete tra le strofe.
- il Benedictus o Cantico di Zaccaria nelle Lodi;
- il Magnificat o Cantico della Beata Vergine Maria nei Vespri.
* Si apre con un versetto (“O Dio, vieni a salvarmi” – “Signore, vieni presto in mio aiuto”, tratto dal salmo 69), a cui segue il Gloria al Padre.
* Poi un inno, tratto dalle composizioni poetiche di origine ecclesiale.
* Si continua con la recita di tre salmi:
Ogni salmo o parte di salmo è introdotto da un’antifona, che ha la funzione di orientare la preghiera al contenuto del salmo; al termine del salmo, salvo ove diversamente indicato, si recita la dossologia Gloria al Padre. L’antifona si recita di nuovo dopo il Gloria al Padre o comunque alla fine dello stesso salmo.
* Segue una lettura biblica con il suo responsorio.
Nelle LODI e nei VESPRI segue un cantico tratto dal Vangelo:
Le Lodi si concludono con le invocazioni, e i Vespri con le corrispondenti intercessioni, a cui fa seguito il Padre nostro.
Tutte le ore terminano con l’orazione finale.
COMMENTO DEI PADRI DELLA CHIESA

AMBROSIASTER CLEMENTE ALESSANDRINO
DIDIMO IL CIECO DOROTEO DI GAZA
EVAGRIO PONTICO GREGORIO NAZIANZENO
ORIGINE ADAMANTIO SAN BASILIO MAGNO
SAN CIPRIANO DI CARTAGINE SAN CIRILLO DI ALESSANDRIA
SAN CIRILLO DI GERUSALEMME SAN CROMAZIO DI AQUILEIA
SAN GIOVANNI CRISOSTOMO SAN GIROLAMO
SAN GREGORIO DI NISSA SAN GREGORIO MAGNO
SANT’AGOSTINO DI IPPONA SANT’AMBROGIO
SANT’ANTONIO ABATE SANT’ATANASIO DI ALESSANDRIA SANT’EFREM SANT’EUSEBIO DI CESAREA
SANT’ILARIO DI POITIERS TERTULLIANO

DI AQUILEA
San Cromazio era nativo di Aquileia, in Italia, dove divenne sacerdote circa nel 387 o 388. Dopo la morte di Valeriano, partecipò al Sinodo di Aquileia, che condannò l’arianesimo nel 381.
Amico di San Girolamo, Cromazio incoraggiò Rufino a tradurre la Storia Ecclesiastica di Eusebio. Era conosciuto e venerato come studioso e fu descritto da S. Girolamo come “un dottissimo e santissimo uomo”. Cromazio era anche amico di San Giovanni Crisostomo.
Fu uno dei prelati più celebri del suo tempo e tenne vivace corrispondenza con i suoi contemporanei illustri, S. Ambrogio, S. Girolamo e Rufino. S. Ambrogio fu incoraggiato da lui a scrivere opere esegetiche; San Girolamo gli dedicò diverse traduzioni e commenti, che aveva scritto su suo suggerimento. Cromazio si oppose all’eresia ariana, radicata nella sua diocesi, con molto zelo. Diede sostegno leale a San Giovanni Crisostomo, Vescovo di Costantinopoli, quando ingiustamente oppresso, e scrisse in suo favore ad Onorio, imperatore occidentale, che inviò la lettera al fratello Arcadio. Questa intercessione, tuttavia, nulla valse. Cromazio era attivo anche come esegeta. Conserviamo diciassette trattati di Cromazio sul Vangelo secondo San Matteo (III, 15-17; V-VI, 24), oltre a sermoni sulle Beatitudini. La sua memoria si celebra il 2 dicembre.
San Cromazio d'Aquileia
Vescovo
Non l’ha canonizzato nessuno, che si sappia. Però il Martirologio romano lo ricorda come santo e «vero artefice di pace, pronto a elevare le menti verso le cose più amate», anche in mezzo alle rovine e ai lutti che colpivano il territorio friulano e la città. Aquileia, già colonia romana nel II secolo a.C. e sede di guarnigioni militari, è stata poi fortificata tra il 161 e il 180 dall’imperatore Marco Aurelio, che ne ha fatto un bastione contro le invasioni dall’Est. Secondo una tradizione, il cristianesimo vi sarebbe stato diffuso da san Marco evangelista. La cronologia dei vescovi è lacunosa nei primi tempi, e sicura dal 285 in avanti.
Cromazio nasce in una famiglia benestante. Sappiamo infatti che in casa sua (dove ci sono il fratello Eusebio e tre sorelle) s’incontrano sacerdoti e laici animati da lui: una sorta di gruppo ascetico culturale che verso il 370 accoglie anche un funzionario imperiale dimissionario: un dàlmata Girolamo. Questi arriva da Treviri, in Germania (sede stagionale degli imperatori), dove ha rinunciato alla sua carica. E in casa di Cromazio, tra letture, preghiere e discussioni, si prepara al cammino che lo condurrà in Oriente, e all’opera gigantesca di tradurre le Scritture in latino.
Il vescovo Valeriano di Aquileia ha ordinato sacerdote Cromazio, e si serve di lui per la difesa della dottrina cattolica contro l’arianesimo, che in Alta Italia ha ancora sostenitori, anche tra i vescovi. Proprio per giungere a un chiarimento generale in materia di dottrina, nel 381 si riunisce ad Aquileia un Concilio regionale; e Cromazio è uno dei più autorevoli ispiratori delle sue conclusioni.
Morto poi Valeriano, è lui a succedergli come vescovo di Aquileia, e riceve la consacrazione episcopale da sant’Ambrogio di Milano. Dall’Oriente, Girolamo lo definirà il vescovo «più santo e più dotto» del suo tempo. E sicuramente egli è pure uno dei più generosi verso il traduttore della Bibbia: gli manda lettere di incoraggiamento e anche aiuti in denaro; e Girolamo ricambia dedicandogli alcune delle sue versioni bibliche.
Ma nell’Impero, governato da due imperatori “colleghi” e spesso rivali a morte, per due volte in pochi anni la guerra arriva addosso al Friuli. Due battaglie e due vittorie di Teodosio (luglio 387 e settembre 394), con l’immediata uccisione dei rivali sconfitti e le solite devastazioni e rapine della truppa. Così Teodosio rimane imperatore unico, ma alla sua morte riecco un imperatore in Italia (Ravenna) e uno a Costantinopoli: Onorio e Arcadio, figli di Teodosio.
Nel 404, un avvenimento lontano sottolinea il prestigio di Aquileia e del suo vescovo. Il patriarca di Costantinopoli, Giovanni Crisostomo, è stato condannato un’altra volta all’esilio, e chiede aiuto a tre persone: papa Innocenzo I, Ambrogio di Milano e Cromazio di Aquileia. Il quale interviene presso Onorio, ma invano. Il patriarca morirà in esilio.
Le delusioni non fermano la sua operosità di promotore di cultura cristiana. Tra un’invasione e l’altra (anche i Visigoti, ora) aiuta e incoraggia studiosi; e uno se lo prende in casa, Rufino di Aquileia, per fargli continuare la Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea. E quando Rufino e Girolamo polemizzano tra loro, fa di tutto per riconciliarli e riportarli allo scrittoio. Anche lui, Cromazio, studia e scrive: conosciamo una raccolta di suoi sermoni e un commento parziale al Vangelo di Matteo.
https://www.santiebeati.it/Detailed/90492.html
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
DIREZIONE GENERALE PER I BENI LIBRARI E GLI ISTITUTI CULTURALI
Comitato Nazionale per il XVI centenario della morte di San Cromazio vescovo
di Aquileia
Profilo del personaggio
Biografia di Cromazio
tra il 335 e il 340
Nasce ad Aquileia da famiglia profondamente cristiana[1]. Ha un fratello, di nome Eusebio, e due
sorelle. Sembra che tutti quattro i fratelli abbiano abbracciato la vita consacrata.
Segue gli studi classici di grammatica e di retorica; studia greco ed ebraico, come dimostra nelle sue
opere.
prima del 369
Viene ordinato sacerdote.
Dal 369/70
Sotto la guida del vescovo Valeriano, per un periodo non precisabile, condivide un’esperienza di
fraternità sacerdotale insieme a Rufino di Concordia, Girolamo di Stridone, Giovino ed Eusebio[2].
381
Partecipa e interviene al Concilio di Aquileia, al quale è presente anche Ambrogio di Milano.
388
Viene eletto vescovo di Aquileia e probabilmente consacrato dallo stesso Ambrogio di Milano.
390 ca.
Da Betlemme Girolamo invia a Cromazio il suo Commento al profeta Abacuc, riconoscendolo
come “il più colto tra i vescovi”.
Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni culturali – http://www.comitatinazionali.it
393
Girolamo dedica a Cromazio e ad Eliodoro, che lo sostengono economicamente, la sua nuova
versione latina dei libri biblici di Salomone.
fine anni ‘90
Costruisce la nuova basilica di Aquileia (quella detta appunto cromaziana o “post–teodoriana e
sovrastante la precedente “aula sud”) e l’annesso battistero ottagonale con vasca esagonale.
Dopo il 398
Interviene per riconciliare Rufino e Girolamo divisi dalla questione origeniana. In tale occasione
Girolamo annovera la Chiesa di Aquileia nell'elenco delle più importanti sedi episcopali del tempo:
Roma, Alessandria e Milano.
Dal 400 in poi
Scrive il Commento al Vangelo di Matteo (Tractatus), che resta incompleto. Precedentemente, in
una data che non è dato precisare, aveva pubblicato i Sermones.
402/403
Chiede a Rufino la traduzione della Historia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea[3].
403
Scrive all’imperatore Onorio per difendere Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli, che
era stato deposto dalla sede e che aveva chiesto intercessione a lui e ai vescovi occidentali di
Milano e di Roma. In una lettera di ringraziamento inviatagli nel 406, Crisostomo ci propone un
bellissimo ritratto del vescovo Cromazio[4].
403/404
Rufino dedica a Cromazio la sua traduzione latina delle Omelie su Giosuè di Origene di
Alessandria.
prima del 405
Richiede a Girolamo la traduzione latina del libro di Tobia..
407/408 Muore ad Aquileia tra la fine del 407 e l’inizio del 408, poco prima della seconda invasione dei
Goti di Alarico.
--------- [1] Scrive Girolamo al proposito: “Un saluto, con la venerazione che ben conoscete, alla vostra comune madre, pari a
voi nella santità, ma superiore per il merito di aver generato tali figli. Si può dire veramente che il uso seno è d’oro. Con
lei saluto le vostre sorelle che tutti ammirano perché hanno trionfato sulla debolezza del sesso come sulla vanità del
mondo; esse attendono l’arrivo dello Sposo con un’abbondante provvista di olio per la lampada. O casa fortunata, ove
abita la vedova Anna, le vergini profetesse e un nuovo Samuele nutrito nel tempio! O felice dimora, in cui vediamo una
madre martire onorata con le corone dei martiri Maccabei! Ogni giorno voi testimoniate Cristo, osservando i suoi
precetti” (Epistula VII).
[2] Si legge nell’Apologia di Rufino: “Trovandomi io come lui (Girolamo) – tutti lo sanno – nel monastero già prima
dei trent’anni, rigenerato dalla grazia del battesimo, ho conseguito il segno della fede per opera dei beati Cromazio,
Giovino ed Eusebio, famosissimi e stimatissimi vescovi della Chiesa di Dio, dei quali uno era allora presbitero di
Valeriano –di beata memoria – l’altro arcidiacono e il terzo, diacono, fu insieme per me padre e maestro della dottrina
cristiana”. Di tale esperienza di vita comunitaria e di ricerca teologica riferisce anche Girolamo che paragona i chierici
di Aquileia a un “coro di beati”.
[3] Così scrive nella prefazione: “O venerando padre Cromazio, nel tempo in cui, rotte le difese d’Italia da Alarico duce
dei Goti, il morbo pestifero penetrò e devastò per ogni dove i campi, gli armenti, gli uomini, tu, per cercare qualche
rimedio alla rovina a vantaggio dei popoli a te da Dio affidati, col tenere occupati in studi migliori le menti affrante e
toglierle dal contatto dei mali presenti, vuoi ch’io traduca in latino la Storia ecclesiastica dell’eruditissimo Eusebio di
Cesarea. Così l’animo degli ascoltatori, assorto nella lettura, mentre si applica avidamente a conoscere il passato, saprà
dimenticare i mali presenti”.
[4] Scrive infatti: “È giunta fino a noi la fama della tua calda e sincera carità, come squilli di tromba; essa è echeggiata
chiara e, prolungata a tanta distanza, si è diffusa fino all’estremità della terra. Alla pari dei tuoi concittadini, noi
conosciamo, malgrado la distanza, la tua viva e ardente carità, il tuo parlare deciso, franco e ardito, la tua fermezza
simile al diamante. Perciò desideriamo ardentemente di godere della tua presenza fisica; ma ci divide la solitudine i cui
ostacoli ci trattengono” (Episula CLV).
Comitati Nazionali per le celebrazioni e le manifestazioni
https://biblioteche.cultura.gov.it/it/documenti/Profilo_S.Cromazio.pdf
vedi ancora https://www.openstarts.units.it/server/api/core/bitstreams/8238399b-3dd1-4359-be48-ae1d9faf4480/content
le opere




https://www.padridellachiesa.it/
CALENDARIO SANTI E BEATI 2023
alcune ricorrenze
di
ottobre 2023

SUPPLICA ALLA
Beata Vergine Maria del Rosario

01
Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux)
Santi Angeli Custodi

04
San Francesco d'Assisi

11
San Giovanni XXIII

12
Beato Carlo Acutis

15

16
Santa Margherita Maria Alacoque

18
San Luca
Evangelista
Beato Giuseppe Puglisi

San Giovanni Paolo II